Come nasce il culto della Kumari
Il culto della Kumari in Nepal nasce intorno al XVII secolo. Il suo nome significa vergine, che va ad indicare lo stato di purezza della Dea.
Si racconta che ogni villaggio newar abbia la sua Kumari. Le più conosciute rimangono però quelle appartenenti a quelli che erano i tre regni della valle di Kathmandu: Bhaktapur, Patan e Kathmandu. Senza dubbio quella più importante oggi è quella di Kathmandu, la Kumari reale.
Esistono varie leggende circa la nascite del culto della Kumari, ma tutte riportano a re Jayaprakash Malla.
La bambina incarna la Dea Taleju che, come narra la più famosa delle leggende, durante una partita a dadi con il re, percependo il desiderio dello stesso, si infuria terribilmente minacciandolo di non mostrasi mai più a lui se non in forma di una bambina, davanti alla quale lui avrebbe dovuto inchinarsi.
Da allora ogni re ha dovuto presentarsi annualmente a cospetto della Dea bambina, durante il Kumari Jiatra, e lei, apponendo la tika sulla fronte del re, lo legittimava a regnare per un anno.
L'attuale Kumari si chiama Trishna Shakya ed è stata eletta Kumari reale a settembre 2017.
Come viene scelta la Kumari
La bambina scelta deve appartenere alla casta di buddhisti newar, che sono gli Sakya e che, tradizionalmente, svolgono il mestiere di orefici, li stessi che hanno dato i natali al Buddha Sakyamuni.
Deve inoltre presentare le 32 perfezioni, come ad esempio braccia lunghe, mani e piedi delicati, occhi e capelli neri, ma anche petto come un leone oppure corpo come un albero di banano e altri segni piuttosto difficili da riscontrare! Ci sono poi le prove caratteriali come il non potere piangere, o l’essere calma e riflessiva. La prova più ardua è quella che la costringe durante la festa di Dashain, nella notte nera detta “Kalratri”, a trascorrere la notte in una stanza buia tra le teste mozzate di 108 capre e bufali, con uomini mascherati da demoni che fanno di tutto per cercare di spaventarla. La bambina che saprà affrontare tutto ciò senza paura è sicuramente quella che potrà accogliere la Dea nel proprio corpo.
Il corpo della bambina scelta dovrà poi essere purificato con riti sia buddhisti che induisti, alla fine dei quali la Dea Taleju può prendere possesso del nuovo corpo.

La nuova vita della Dea bambina
Una volta scelta, la nuova Kumari può attraversare la Durbar Square su dei teli bianchi che la porteranno dal Tempio di Taleju alla sua nuova dimora, il Kumari Bahal.
In questo palazzo trascorrerà la sua vita, uscendo solo pochissime volte all’anno e sottoponendosi a rigide regole di comportamento, fino a quando la Dea non la abbandonerà al primo segno di impurità, che generalmente avviene con l’arrivo del mestruo. In quel momento la bambina dovrà lasciare il suo palazzo e tornare, con un vitalizio, alla propria famiglia, che aveva dovuto abbandonare alla sua nomina.
Un’altra leggenda racconta che solo un uomo molto forte e coraggioso può sposare una ex Kumari, dato che si vocifera che chi sposa una ex Dea bambina potrebbe morire entro un anno dalle nozze. Pur avendo certamente creato qualche timore nei giovani nepalesi, questa credenza non ha impedito a quasi tutte le ex Kumari di trovare un marito.
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